La pesca e le sue tradizioni

“Uomo libero, sempre amerai il mare.”

Charles Baudelaire, L’uomo e il mare, 1857

Dai primi anni del Novecento fino agli anni ’30, Roseto è una delle città marinare più importanti del medio Adriatico insieme a Pescara e San Benedetto del Tronto. Gli armatori sono al vertice dell’organizzazione marinara e il loro equipaggio era composto da parò, sottoparò, marinai e mozzi.

La pesca era svolta per circa quindici ore, con brevi pause solo per il pasto, e tutto il pesce era diviso in ventiquattro parti, secondo regole perentorie.

Con lo sviluppo tecnologico il lavoro dei pescatori si è notevolmente evoluto e le tecniche di pesca sono diventate più sofisticate. Tuttavia, fino a qualche anno fa i marinai più anziani amavano preparare manualmente le nasse utilizzate per la pesca di lumache di mare e seppie, e le pezzole utilizzate per la pesca da imbrocco. Oggi, molte di queste tecniche di pesca sono diventate illegali per salvaguardare i fondali e i giusti tempi di ripopolazione del mare.

Figura simbolo della nostra cultura popolare marinara è il “Paparazzaro”: il pescatore di vongole, un lavoro tra i più duri e faticosi.

Ricordi del passato

Alcune tecniche di pesca del passato sono consentite solo per rievocazioni storiche (scopri La Sciabica tra le feste della tradizione) ed è sempre affascinante poter assistere a queste rappresentazioni che ci riportano in un tempo pieno di emozioni e ricordi.

Nonostante i cambiamenti la pesca rimane una delle attività principali di Roseto degli Abruzzi, dove i pescatori continuano a svolgere il loro lavoro con passione e dedizione, cercando di preservare le tradizioni nel pieno rispetto delle normative e dell’ecosistema marino.